22/03/2005
FAR e DISTRETTI TECNOLOGICI. Intervista al dott. Fabrizio Cobis.


Dottor Cobis per cominciare le faccio una domanda per orientare i nostri lettori e navigatori. Semplicemente, di cosa si occupa il suo ufficio?

L’ufficio che dirigo si occupa della gestione dei meccanismi di sostegno nazionale alle attività di ricerca svolte in ambito industriale. Faccio riferimento al decreto legislativo 297 del 1999 che attraverso le risorse del Fondo per le Agevolazioni alla Ricerca (FAR) sostiene, in vari modi, attraverso varie procedure, tutto il complesso delle attività riguardanti la ricerca e lo sviluppo delle imprese nazionali.

Anche i fondi strutturali dell’UE?  

Non esattamente. Nel senso che  il decreto legislativo 297, quindi il FAR, rappresenta uno dei più importanti strumenti di realizzazione e attuazione di alcune specifiche misure del Programma Operativo Nazionale 2000 - 2006. In particolare la misura 1.1 e la misura 1.3 che riguardano il sostegno alla ricerca industriale poggiano la loro funzionalità sul decreto 297. Per i meccanismi  di gestione l’utilizzo del FAR contribuisce al migliore utilizzo anche dei Fondi Strutturali UE. Comunque questo ufficio non si occupa direttamente della gestione dei Fondi comunitari.

Dottor Cobis qual è lo stato dell’arte dei fondi, in particolar modo la copertura finanziaria per l’anno 2005?

E’ necessario fare una premessa; il movimento finanziario complessivo su cui poggia il FAR si alimenta con gli stanziamenti della finanziaria e dai rientri dei prestiti, che sono lo strumento più tipico con il quale finanziamo la ricerca delle imprese. Queste vengono finanziate con il credito agevolato, credito che ogni anno rientrando va a ricostituire parte del fondo. Storicamente la disponibilità del fondo si attesta intorno ai 1000 - 1500 miliardi di vecchie lire. L’ultima legge finanziaria ha riservato una limitatissima attenzione alla 297, stiamo comunque lavorando perché il decreto sulla competitività contenga misure idonee per il sostegno alla ricerca industriale. Del resto noi riteniamo che non si possa parlare di competitività del Paese senza prevedere adeguati strumenti di sostegno alla ricerca industriale. La gran parte delle risorse disponibili saranno destinate alla copertura di progetti a sportello, quelli che nel Mezzogiorno si riferiscono alla misura 1.1 del PON.

Sarà ancora possibile finanziare progetti a sportello?

Dal marzo scorso la possibilità di presentare progetti a sportello è stata sospesa.  Per  le disponibilità finanziare limitate soprattutto in relazione alla mole di progetti già finanziati. Al momento permane la sospensione. Però se dal decreto sulla competitività uscirà fuori qualcosa di corrispondente alle nostre richieste fra i nostri obiettivi vi è la riapertura, sia pure con qualche regola diversa, della possibilità di presentare progetti a sportello. Quindi per il momento la 1.1 si muove sui progetti già avviati che già coprono la capienza dei fondi disponibili. La 1.3 è stata a sua volta completamente utilizzata ed al momento non è in programma una sua ulteriore implementazione.

Il CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica n.d.r.) ha approvato il 29 settembre  2004 una deliberazione  che stanzia trecentocinquanta  milioni di euro per il rilancio della ricerca nel Mezzogiorno, Fondi che riguarderanno in particolar modo la ricerca industriale.

Sì, con la riserva di premialità si arriva alla somma di trecentocinquanta, trecentoquindici  più settantacinque. Si tratta della deliberazione 20/2004.  Il CIPE  fa una ripartizione dei fondi che ha a disposizione sulla base degli accordi e delle proposte dei vari ministeri. Questi fondi dedicati alla ricerca industriale e ai distretti tecnologici implementano la misura 1.1.

Quindi potenzialmente potrebbero ripartire i progetti a sportello?

Quest’intervento serviva fondamentalmente a dare copertura ai progetti già esistenti. Al momento mi sembra improbabile una riapertura dello sportello. Comunque se lei da un’occhiata alla ripartizione tra tutte le altre amministrazioni, si renderà conto che il  Miur è uno dei maggiori beneficiari. Del resto la strategia sullo sviluppo del Mezzogiorno è da noi condivisa. L’idea è che lo sviluppo debba passare attraverso un forte intervento in ricerca e innovazione. Questo peraltro come sa è il tema fondante del PON.

A questo proposito volevo chiederle se siete in grado di fare una valutazione della risposta delle aziende che usufruiscono dei Fondi?  Quali innovazioni sono state portate avanti?

Noi abbiamo dati che riflettono il numero di progetti finanziati e le aziende coinvolte. Questo è l’oggetto delle varie valutazioni sui Fondi  che vengono fatte da  strutture interne, da valutatori indipendenti e da valutatori dell’Unione Europea.

Secondo lei i programmi hanno un buon esito?

L’esito reale si può vedere sul lungo periodo, evidentemente un progetto di ricerca industriale finanziato oggi non produce i suoi effetti nell’immediato. Nel breve termine possiamo prendere a parametro l’eventuale incremento della domanda espressa dal tessuto industriale. Questo incremento nel Mezzogiorno c’è stato e rappresenta indubbiamente un successo. Questi strumenti hanno anche l’obiettivo di stimolare e stanare la cultura dell’innovazione.

Ritornando alla delibera del Cipe spiegherebbe ai nostri lettori la strategia che sta dietro ai distretti tecnologici?

I distretti tecnologici sono l’innovazione vera e propria della politica di questo Ministero degli ultimi due anni. Si parte dalla convinzione che a competere siano i sistemi territoriali e che per garantire questa competitività, sia necessario un coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti: dalle amministrazioni nazionali a  quelle regionali e locali  a tutti i soggetti pubblici e privati che operano nella ricerca industriale. E che per far questo sia necessario che si aggreghino facendo sistema. Stiamo realizzando distretti tecnologici in ogni regione, imponendo anche uno sforzo di scelta ad ogni amministrazione regionale. Si tratta di aggregazioni di competenze concordate su determinati settori tecnologici considerati prioritari per quel territorio, con forte spinta sull’innovazione e la ricerca industriale mettendo insieme pubblico e privato anche dal punto di vista finanziario. Consentendo così a quel territorio di crescere positivamente.

Trovate risposta da parte delle Regioni e delle amministrazioni locali?

Sì, assolutamente. Sono già partiti otto distretti tecnologici.

Quali sono?

Il Piemonte  ha il distretto per le comunicazioni Wireless, la Liguria per i sistemi  di robotica intelligenti, la  Lombardia per le biotecnologie, il Veneto per le nanotecnologie, l’Emilia Romagna per la meccanica avanzata, il Lazio per l’ areospazio difesa, la Campania per i materiali polimerici, il Friuli Venezia Giulia  per la Biomedicina. In particolare per favorire i distretti tecnologici nel Mezzogiorno il 20  dicembre scorso il CIPE, con un’altra delibera, ci ha definitivamente assegnato 140 milioni di Euro per realizzare distretti tecnologici nel Mezzogiorno.

Avete fatto un lavoro regione per regione?

E’ stato fatto un vero e proprio tavolo partenariale. Abbiamo messo intorno al tavolo tutte le regioni del Mezzogiorno spingendo ogni regione a proporci interventi nel loro territorio su determinati settori.

Schema riassuntivo degli interventi  nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia concertate al tavolo.


Ogni progetto cerca di attagliarsi alle caratteristiche del territorio?

Il tutto origina da una proposta regionale che poi viene valutata e vagliata dal MIUR, perché non è detto che tutto quello che viene proposto dalla regione sia compatibile con le nostre linee di indirizzo. C’è un lavoro che segue la politica nazionale della ricerca.

Chi può attingere a questi fondi?

Questi fondi avranno una concretizzazione attraverso gli accordi di programma. E lo strumento che verrà più utilizzato sarà anche in questa occasione la 297. Per esempio con Piemonte abbiamo fatto un bando utilizzando la 297, invitando le imprese del Piemonte a presentare progetti sui temi che abbiamo esposto prima. Credo si farà così per tutte le regioni. La delibera CIPE prevede che entro 4 mesi si dia luogo agli accordi con tutte le regioni.

Quindi gli accordi sono in corso?

Accordi informali ci sono già ma per ogni regione va steso un accordo di programma quadro che dovrà coinvolgere anche il Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il tema dei distretti è stato inserito anche nella riprogrammazione di metà periodo del PON. Noi non facciamo accordi con le regioni se queste non mettono sul tavolo una cifra analoga a quella che viene messa dal Ministero.

Una forma di federalismo responsabile.

Esatto. L’unico vero. L’idea dei distretti tecnologici è un modello federale. Che sposa diverse esigenze, da un lato c’è una sensibilità alla ricerca internazionale e dall’altro la ricerca Nazionale passa attraverso il territorio. Comunque non esiste un intervento in ricerca con respiro locale. Riusciamo a creare una regia centrale e una forte condivisione a livello locale.

Ci possiamo rivedere per aggiornare i nostri lettori sullo stato di avanzamento ?

Sì ci rivediamo ad aprile 2005.

 

Lorenzo Pirrotta
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