Progetto "Applicazione di tecnologie dei materiali innovativi al tabacco e ai suoi prodotti per la riduzione del rischio del consumatore e della popolazione non fumatrice"
“La necessità di applicare nuove tecnologie ai prodotti del tabacco in modo da ridurre il rischio del fumo è una domanda crescente proveniente dal consumatore e dai mass media, oltre che dall’ambiente medico scientifico,..." e rappresenta lo spunto da cui ha preso vita il progetto "Applicazione di tecnologie dei materiali innovativi al tabacco e ai suoi prodotti per la riduzione del rischio del consumatore e della popolazione non fumatrice”, un'iniziativa promossa e realizzata dalla British American Tobacco nell'ambito del PON Ricerca.
Le parole con cui abbiamo voluto introdurre la descrizione di questo progetto esemplificativo dell'Asse I del PON, quello dedicato alla ricerca scientifica, sono del responsabile dell'iniziativa, il dottor Alfredo Nunziata. Ed è con il suo racconto che cercheremo di addentrarci quanto più possibile nello spirito del progetto, per capirne obiettivi e risultati. Cogliamo subito, in maniera chiara e sintetica, l'oggetto della ricerca "...l'idea che il filtro di sigaretta possa funzionare come una colonnina cromatografica sulla quale bloccare la maggior parte delle sostanze nocive contenute nel fumo di sigaretta".
L'aver introdotto in un'azienda che produce sigarette un approccio orientato alla ricerca è sicuramente una carta vincente del progetto. Tale approccio è in parte eredità del Monopolio di stato, che già disponeva di un team di ricercatori e che dal 2000 aveva iniziato un percorso di sviluppo di tecnologie innovative applicate al tabacco, assumendo esperti senior provenienti dai campi farmaceutico e alimentare. "Cambiare, però, la mentalità nella struttura ex pubblica dei Monopoli - sottolinea Nunziata - educando i ricercatori al raggiungimento degli obiettivi, ha rappresentato una grande difficoltà ambientale da superare". A ciò va aggiunta la strategia di coinvolgimento dell’università come partner attivo, con convenzioni pari al 30% del costo del progetto, che indubbiamente ha dato un valore aggiunto alla qualità della ricerca della BAT. Tale impegno, gratificante e vincente, ha comportato un notevole sforzo organizzativo da parte della società. Ricorda Alfredo Nunziata, infatti, quanto sia stato difficile: "...stabilire un effetto sinergico tra ricerca universitaria e ricerca privata per ottenere risultati nei tempi e nei costi stabiliti, vincendo sia problemi burocratici che resistenze ataviche di classismo culturale".
Vediamo, dunque, come è stata portata avanti la cooperazione con l'Università di Napoli sempre grazie alle parole del dottor Nunziata che fanno affiorare ricordi e sensazioni legate al lato umano dell'iniziativa. "Per lo sviluppo del progetto ho organizzato un centro di ricerca a Napoli all’interno del Dipartimento di Chimica dell’Università Federico II. Da napoletano emigrato nel 1973 a Roma per continuare a fare ricerca, - ricorda Nunziata - è stata una soddisfazione organizzare una nuova entità di ricerca a Napoli... Il tessuto organizzativo e culturale della città è difficile da smuovere così come i giovani coinvolti. Lo sforzo fatto è stato ripagato - continua Nunziata - ed alla fine del progetto tra i ricercatori cresciuti a Napoli 3 sono stati chiamati in Inghilterra, 3 nello stabilimento di Lecce, altri 5 sono passati ad altri centri di ricerca di altre aziende e un nucleo continua a fare ricerca di sviluppo tossicologico e clinico. Ricordo che nel progetto di formazione per 28 tra ricercatori e tecnici, la selezione di oltre 400 partecipanti è stata dura sul lato organizzativo ed emotivo. Vedere la mancanza di grinta causata da situazioni di disoccupazione in tanti giovani napoletani era triste, ma lavorando con una formazione dura abbiamo costruito un gruppo cha ha accettato la sfida ed è cresciuto fino ad imporsi scientificamente ed umanamente sia nella nostra società che in altre realtà industriali".
Il progetto è stato sicuramente competitivo a livello europeo, come prova ancora la testimonianza del dott. Nunziata: "... nel periodo 2000-2004 non vi erano molte novità nel campo; le idee erano poche e vi era una grossa resistenza da parte delle aziende del tabacco. Il gruppo di ricerca italiano si è imposto rapidamente nelle riunioni scientifiche a livello europeo e mondiale producendo oltre 60 articoli scientifici e brevetti originali".